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3 aprile.
Il comportamento degli Enti pubblici e le azioni del comitato.


Il Presidente, i membri della commissione legale e i membri della commissione tecnica del Comitato Marina Velka Senza Fango ritengono opportuno fornire agli aderenti al Comitato stesso, tutte le informazioni, concernenti il progetto per la messa in sicurezza del fiume Marta, l'annullamento del bando di gara ed il comportamento degli Enti pubblici che nulla hanno fatto, in questi anni, per impedire il verificarsi delle esondazioni del 2004 e 2005, con le conseguenze da tutti conosciute, e per garantire, con opportune opere di prevenzione e manutenzione dei corsi d'acqua, la sicurezza alle persone ed agli immobili in Tarquinia Lido e Marina Velca, nonostante alle Istituzioni fosse noto, da molto tempo, il fatto che il Comune di Tarquinia fosse stato inserito tra le zone ad alto rischio idrogeologico.

A tal proposito basti citare, a titolo esemplificativo e tuttavia decisamente illuminante circa le gravi omissioni della Regione Lazio:
  • il piano regionale di bonifica del 1999, il quale prevede che le azioni regionali nel campo della bonifica debbano perseguire l'obiettivo della sicurezza idraulica del territorio, attraverso la manutenzione dei corsi d'acqua e delle opere pubbliche di bonifica, ed assicurare il regolare deflusso delle acque, al fine di limitare o evitare gli effetti dannosi causati dalle avversità atmosferiche;
  • alcune perizie-studio per la sistemazione del Fosso Scolo dei Giardini, del Torrente del Torrone e della rete scolante in Comune di Tarquinia, commissionate dalla Regione al Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, nell'ambito del Piano di Bonifica. Gli Enti interessati non ci hanno ancora chiarito se tali perizie siano state o meno elaborate, ma una cosa è certa: nessun lavoro ivi previsto è mai stato eseguito;
  • il piano straordinario per l'assetto idrogeologico (P.S.A.I.) del 1999, finalizzato ad eliminare, ridurre o prevenire i maggiori rischi derivanti dai fenomeni calamitosi di natura idraulica (esondazione dei corsi d'acqua) o di natura geomorfologica, attraverso l'individuazione e la perimetrazione delle aree a maggior rischio idrogeologico per l'incolumità delle persone e la sicurezza delle infrastrutture. In tale piano, Tarquinia è stata inserita in un'area a pericolosità idraulica molto elevata denominata P4;
  • la delibera n. 12 del 2002, con la quale il Comitato Istituzionale presso l'Autorità Bacini Regionali del Lazio aveva previsto interventi arginali per la sistemazione del tratto focivo del fiume Marta, dando la priorità alla "messa in sicurezza degli elementi esposti a rischio molto elevato, per la fattispecie costituiti dallo stesso abitato di Tarquinia Lido e dal complesso edilizio del Consorzio Voltone, per i quali esistono condizioni che determinano la possibilità di perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone, danni gravi e collasso di edifici o infrastrutture, danni gravi ad attività socio-economiche";
  • la Conferenza dei Servizi del 5.08.2004, avente ad oggetto "interventi di riassetto idrogeologico della Maremma Laziale - sistemazione tratto focivo del Fiume Marta", al fine di provvedere all'eliminazione dello stato di pericolo, in occasione di piene, nel tratto del Fiume Marta, nel territorio del Comune di Tarquinia".
Nulla di tutto ciò è stato realizzato nel corso degli anni !
Nulla di tutto ciò è stato neanche minimamente iniziato dopo l'alluvione del Dicembre 2004, tanto che la zona di Tarquinia è stata interessata da altre due alluvioni nel Novembre del 2005 !!

Solo dopo la costituzione spontanea e l'intervento del nostro Comitato, la questione ha assunto ed assume tuttora rilevanza mediatica (vedasi, ad esempio, il TG3 Regionale) ed attenzione a livello istituzionale.
Infatti la Regione Lazio, per il tramite dell'Ardis (Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo), dopo l'ultima alluvione e a seguito delle manifestazioni degli aderenti al Comitato, si è finalmente decisa ad adottare provvedimenti per la tutela del territorio nel Comune di Tarquinia, "riesumando", però, un progetto per la messa in sicurezza del fiume Marta, che giaceva nei cassetti della Regione stessa sin dal 1994 (praticamente da 12 anni).

Il progetto è stato visionato dalla commissione tecnica del nostro Comitato (composto da ingegneri, ingegneri idraulici e geologi), dal Comitato degli Agricoltori e da professori universitari, tutti concordi nel far rilevare immediatamente alla Regione come il progetto stesso, non solo non teneva conto del mutato stato dei luoghi nel corso degli anni (ben 12), ma, soprattutto, non risultava funzionale allo scopo.

Nonostante le criticità riscontrate al progetto, il Comitato non ha voluto ostacolare l'uscita del bando per l'assegnazione dell'appalto del I lotto dei lavori, ritenendo prioritario non creare ritardi per la messa in sicurezza della zona. Il Comitato ha cercato, quindi, di contemperare due importanti interessi: la celerità dell'inizio dei lavori sul fiume Marta con la certezza che i lavori stessi garantissero l'effettiva messa in sicurezza della zona, al fine di evitare che venissero sprecati 14 milioni di euro, stanziati per il I e II lotto dei lavori, in un progetto carente ed inadeguato (alcuni tecnici della Regione hanno addirittura ammesso che il suddetto progetto non sarebbe neanche esecutivo). Al fine di ovviare alle evidenti carenze progettuali denunciate dal Comitato, l'Ardis ha accettato di apportare al progetto, ormai andato in gara d'appalto, delle minime seppur fondamentali varianti suggerite dal Comitato e condivise persino dagli ingegneri della Regione.

Solo negli ultimi giorni il Comitato ha appreso che la Regione, inspiegabilmente e senza neanche interpellare i tecnici del Comitato stesso, ha deciso, venendo meno alle promesse fatte, di sospendere il bando di gara ed elaborare (in 2 mesi !) un nuovo progetto, il tutto con inevitabile allungamento dei tempi per l'inizio dei lavori per la messa in sicurezza del fiume Marta e conseguente grave rischio per l'incolumità di persone e cose.

Un nuovo e più funzionale progetto è sicuramente ben accetto, ma la Regione avrebbe dovuto stabilirlo immediatamente e non a quattro mesi e mezzo dall'alluvione !

Basta fare semplici calcoli: se una simile decisione fosse stata presa a Dicembre 2005, oggi, non solo avremmo avuto il nuovo progetto, ma sarebbe già partita anche la gara d'appalto.

In conclusione:
in questi mesi, tutti i componenti del nostro Comitato (commissioni tecnica e legale, tesoriere, segretaria, addetto alle comunicazioni, addetto all'ufficio stampa e Presidente) hanno continuato a lottare, lottare ed ancora lottare contro una immobilità degli Enti preposti durata per troppo tempo. Lotta che si è concretizzata e che quotidianamente si attua non solo attraverso ciò che all'esterno è più evidente - come manifestazioni, esposti, lettere, diffide, petizioni e quant'altro - ma anche con ciò che può risultare a prima vista nascosto, come serrati e continui contatti ed incontri con i media e con tutti gli interlocutori pubblici (compresa la partecipazione ai tavoli tecnici inerenti il progetto sul Marta e l'acquisizione di documentazione presso Regione, Ardis, Consorzio di Bonifica e Comune di Tarquinia, Autorità di Bacino), come trasferte estenuanti fuori dei luoghi di residenza, come riunioni fiume anche fino alle prime luci dell'alba per tentare di abbattere ciò che sino ad oggi può essere facilmente definito il "muro di gomma" che ha circondato Marina Velca e Tarquinia Lido.

Il Presidente
la commissione legale
la commissione tecnica
del Comitato Marina Velca Senza Fango



27 febbraio. Il lavoro dei tecnici e dei legali del comitato. La messa insicurezza della zona e le richieste di risarcimento. segue >>

8 febbraio. Primo incontro del tavolo tecnico di concertazione >>




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